Archivi
Il Museo per la Storia dell’Università costituisce di per sé un archivio rappresentato
non solo da manoscritti, documenti e altro, ma anche, e per la maggior parte, da strumenti,
apparecchi, preparati anatomici a secco e in umido e cere anatomiche, preparati chirurgici,
tutti volti a rappresentare rispettivamente un principio fisico, una struttura anatomica di
particolare significato, una via di accesso chirurgico o l’espressione di una patologia d’organo
come difficilmente dimostrabile sul vivente.
Pur riguardando il materiale raccolto diverse discipline che si sono sviluppate nella
nostra Università, due sono le sezioni principali del Museo per la ricchezza del materiale
documentario: la sezione di Storia della Medicina e la sezione di Storia della Fisica.
Sezione di Storia della Medicina
Il materiale raccolto comprende documenti e preparati che spaziano in un arco di
tempo che va dal secondo decennio del XVII secolo, con i manoscritti di Gaspare Aselli
riguardanti la scoperta dei vasi chiliferi, fino ai primi decenni del XX secolo con documenti
e preparati degli allievi di Camillo Golgi. Materiale recente è pure presente ma non è ancora
stato ordinato.
Di particolare rilievo la raccolta di volumi manoscritti di Luigi Porta, patologo chirurgo
che svolse la sua attività a Pavia dal 1825 al 1875, in un arco di tempo che inizia prima
della dottrina cellulare di Schleiden e Schwann (1838/39) e termina dopo la formulazione
dei principi della patologia cellulare da parte di Rudolph Virchow (1858/60). In questi
volumi è annotata tutta l’attività clinica del Porta, ed i numerosi casi sono riportati con grande precisione, dai sintomi presentati dal paziente alla descrizione dei reperti anatomopatologici.
Della maggior parte di questi casi clinici il Museo possiede anche le relative
schede d’archivio ed i relativi pezzi anatomici, che racchiudono le basi strutturali delle relative
patologie d’organo e di apparato. Si tratta di un inestimabile patrimonio culturale specchio
di più di 50 anni posti a cavallo di acquisizioni straordinarie come quelle sopracitate,
sul quale da qualche tempo sono iniziati studi specifici da parte di storici della Medicina.
Anche la raccolta dei preparati istologici che Eusebio Oehl realizzò a partire dai primi
anni della seconda metà dell’800, rappresenta un archivio di grande valore in quanto fu
proprio Oehl con questi preparati che introdusse a Pavia la moderna Istologia come irrinunciabile
base per gli studi di Fisiologia: non si può studiare la funzione di un organo se
prima non se ne conoscono le basi strutturali, in quanto, come verrà riconosciuto anche da
altri negli anni successivi, la struttura è l’espressione plastica della funzione. Oehl fondò una
vera e propria Scuola, ed a questa Scuola crebbero, tra gli altri, Giulio Bizzozero, Camillo
Golgi ed Enrico Sertoli.
L’archivio Golgi
Nella Sezione di Storia della Medicina del Museo per la Storia dell’Università tuttavia
un vero e proprio archivio in senso stretto esiste, ed è l’Archivio Golgi. Si tratta di una
raccolta di materiale cartaceo di diversa provenienza, che è stato raccolto da Emilio Veratti,
patologo generale allievo diretto di Camillo Golgi. Dell’archivio Golgi, a testimonianza
della ricchezza del materiale e del suo enorme valore documentario sia sotto l’aspetto scientifico
che sotto quello storico in senso stretto, ritengo significativo riportare l’Indice:
1) Documenti personali - Carriera
2) Carte di famiglia
3) Onorificenze, inviti ed incarichi diversi
4) Conferimento del premio Nobel per la Medicina - Rapporti successivi con l’Istituto
Nobel
5) Onoranze e festeggiamenti
6) Manoscritti di pubblicazioni scientifiche
7) Lettere
1 - Lettere di Italiani classificate secondo l’iniziale del cognome e disposte in ordine
di data
2 - Lettere di stranieri classificate e disposte come sopra
3 - Lettere raggruppate secondo la provenienza
8) Appunti per le lezioni
9) Disegni originali - Microfotografie - Disegni riprodotti
10) Minute di discorsi
11) Corrispondenze per il Laboratorio con le Autorità accademiche
12) Questioni universitarie locali di Pavia
13) Rapporti dell’Università di Pavia con gli Istituti clinici e con l’Università di Milano
14) Rinnovamento delle cliniche e degli Istituti scientifici di Pavia
15) Questioni universitarie generali
16) Concorsi - Relazioni - Giudizi . Incarichi diversi
17) Congressi e riunioni scientifiche
18) Direzione del Reparto “Collegio Borromeo” dell’Ospedale Militare di Riserva di
Pavia, ed attività durante la guerra europea.
19) Malaria - Profilassi antimalarica - Rapporti con la risicoltura
20) Lotta contro la tubercolosi - Costruzione di un tubercolosario a Pavia
21) Pesca ed acquicoltura
22) Consigli Superiori di Sanità e della PI
23) R. Accademia dei Lincei - R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere
24) Consorzio Universitario lombardo per l’Università di Pavia
25) Questioni riguardanti il Collegio Ghislieri
26) Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde
27) Vertenze
28) Scritti vari di carattere scientifico - Minute
29) Uffici ed attività diverse
30) Dopo la morte
Sezione di Storia della Fisica
Il grande numero di strumenti ed apparecchi della sezione di Fisica del Museo storico
sono stati identificati, fotografati e catalogati per la maggior parte di recente, nell’allestimento
del “Museo Multimediale Interattivo” che è attualmente consultabile sul Web all’indirizzo:
http://ppp.unipv.it/museo.
Di numerosi strumenti sono state realizzate anche simulazioni di funzionamento, molte
delle quali interattive, per illustrare un principio fisico rilevante, oppure anche per mostrare
nei dettagli il funzionamento di meccanismi interni non visibili da parte dei visitatori. In
questo modo gli strumenti non solo sono catalogati nell’archivio elettronico e disponibili
staticamente, ma anche “vivono” funzionanti e per alcuni di essi è possibile ripetere gli
esperimenti per i quali sono stati concepiti.
MUSEO PER LA STORIA DELL'UNIVERSITA'
giovedì 27 settembre 2007
lunedì 24 settembre 2007
domenica 23 settembre 2007
L'Università

Il prestigio dell'ateneo crebbe nel secolo XV, ma la sua attività conobbe una brusca interruzione in seguito ai gravissimi danni ricevuti dalla città per l'assedio subito nel 1525. Durante la dominazione spagnola l'attività scientifica e didattica dell'Univerità risentì della situazione stagnante.
La rinascita dell'ateneo avvenne nella seconda metà del secolo XVIII grazie ai sovrani austriaci Maria Teresa e Giuseppe II. Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale l'Università di Pavia ha conosciuto un nuovo rilancio, dovuto in gran parte all'energia e all'iniziativa dell'allora rettore Plinio Fraccaro. Nel corso degli anni '60, alle Facoltà tradizionali si sono aggiunte quella di Economia e Commercio e di Ingegneria.
La città dell'Università

Fu capitale del regno longobardo. Dal Medioevo è sede di una delle più antiche università italiane. La città era fortificata fino al 1872, quando i bastioni sono stati trasformati in viali e giardini pubblici; gran parte delle mura, però, sopravvisse fino al 1901, quando fu abbattuta per costruire i viali di circonvallazione.
Città dalle antiche origini, offre diversi spunti culturali e turistici. In particolare, sono da visitare, fra gli altri, il Museo situato nel Castello Visconteo, San Pietro in Ciel d'Oro, la Pinacoteca Malaspina, il Duomo, San Michele Maggiore, San Teodoro ed il famoso Ponte Coperto sul Ticino, oltre che il Palazzo Bottigella. A pochi chilometri dalla città è situata la Certosa di Pavia.
Pavia è il capoluogo di una fertile provincia dedicata soprattutto all'agricoltura (produzione di vino, riso e cereali). Poche sono le industrie; le principali attività della città sono l'Università e il Policlinico San Matteo.
Pavia è una delle tappe importanti sulla via Francigena, cammino di pellegrinaggio per Roma
Informazioni generali
Palazzo Universitario - Strada Nuova,
6527100 PAVIA
Telefono 0382 984709
Fax: 0382 29724
e-mail: museo.storico@unipv.it
Direttore: Prof. Alberto Calligaro
Orari di apertura:
Lunedi: 14.00 - 17.00
Mercoledi: 9.00 - 12.00
Venerdi: 9.00 - 12.00
Sala Porta

Sala Golgi

Il Gabinetto di Fisica dell’Università

Il Gabinetto di Alessandro Volta

Inaugurato in occasione delle celebrazioni per il bicentenario dell’invenzione della pila (1999), il Gabinetto ospita una ricca collezione di strumenti appartenenti all’originario Gabinetto di Fisica di Alessandro Volta, il quale insegnò Fisica Sperimentale a Pavia a partire dal 1778. Su un lato della sala, due tavoli da lavoro appartenenti allo stesso Volta ospitano alcuni esemplari dei numerosi strumenti che egli utilizzò per investigare le proprietà della carica elettrica e dei corpi elettrizzati: elettrofori, elettroscopi a pagliuzze ed elettroscopi condensatori, elettrometri, scaricatori, quadri di Franklin e conduttori di varie forme. Troviamo inoltre alcune copie della pila di Volta (le originali sono andate distrutte in un incendio a Como nel 1899), varie bottiglie di Leida (singole o in batteria), una macchina elettrostatica di Nairne, degli eudiometri, delle pistole di Volta e un apparecchio per lo studio della dilatazione dei gas (Volta determinò la legge di dilatazione isobara dieci anni prima di Gay-Lussac). Al centro della sala, due vetrine contengono strumenti di meccanica e di pneumatica appartenenti al liceo "Ugo Foscolo" di Pavia: apparecchi per lo studio del moto su di un piano inclinato e per lo studio degli urti elastici, pulegge, pompe, una fontana intermittente e un apparecchio per valutare la resistenza dell’aria. Si tratta di strumenti acquistati o fatti costruire da Volta e che furono trasferiti al Liceo quando, intorno alla metà del XIX secolo, una riforma degli ordinamenti scolastici assegnò al Liceo l’insegnamento della Meccanica. Completano la collezione del Gabinetto alcuni armadi contenenti strumenti di elettrologia (bottiglie di Lane e di Leida, calamite, magneti, pile a secco), meccanica e termologia (una bilancia idrostatica di precisione, calorimetri di Laplace e di Lavoisier, termometri e barometri, un tubo di Newton), ottica (specchi, lenti, prismi, microscopi, un telescopio) e due campioni rispettivamente del metro e del kilogrammo.
Sezione di Medicina

La sezione di medicina si articola in tre sale intitolate a grandi maestri della Medicina: l’anatomico Antonio Scarpa, il patologo chirurgo Luigi Porta, l’istologo e patologo Camillo Golgi. Esse facevano parte del Gabinetto di Anatomia, dove si trovava il Museo anatomico, che era stato iniziato da Rezia e continuato da Scarpa, Panizza e quindi da Zoja che ne lasciò la descrizione in un’opera a stampa. E’ attualmente in allestimento una quarta sala destinata ad accogliere le acquisizioni più recenti, tra le quali la sezione di ematologia, intitolata ad Adolfo Ferrata e il primo laboratorio di microscopia elettronica, istochimica e genetica. La sezione comprende strumenti, cimeli e preparati anatomici relativi soprattutto alla seconda metà del 1700, al 1800 ed al nostro secolo ed esposti nelle scansie fatte costruire dallo stesso Scarpa nel XVIII secolo in stile veneziano, in verde chiaro, con decorazioni scure, fregi e figure allegoriche di notevole pregio artistico. Il materiale anatomico, che costituisce la parte preponderante delle collezioni, è costituito da preparati in parte a secco ed in parte conservati in alcool o in soluzione di formaldeide riguardanti diversi settori e realizzati allo scopo di illustrare particolari interventi chirurgici o la risposta a situazioni sperimentali, oppure per dimostrare distretti anatomici di peculiare interesse.
MUSEO PER LA STORIA DELL'UNIVERSITA'
CENNI STORICI
L’idea di un Museo universitario a carattere storico-medico nasce con le riforme teresiano-giuseppine. Nella seconda metà del Settecento il clima riformistico dell’Illuminismo coinvolge anche l’università di Pavia, sino allora appendice quasi dimenticata dell’impero. L’Imperatrice Maria Teresa d’Austria e il suo erede Giuseppe II, monarchi illuminati, si occuperanno della rinascita e del rifiorire dell’antica Università promuovendo riforme di carattere didattico, scientifico, nonché un rinnovamento edilizio. Dopo diversi tentativi, verranno approvati dal Magistrato Generale degli Studi il Piano Didattico del 1771 e il Piano Scientifico del 1773 che intendevano disciplinare l’accesso degli studenti alle facoltà, la chiamata dei professori, i migliori, per fama e valore scientifico, e erano volti ad eliminare gli insegnamenti superflui a favore di una didattica moderna, d’impronta sperimentale. Sorsero, a questo scopo, le nuove strutture della biblioteca, del teatro anatomico, del Museo di storia naturale, del laboratorio di chimica e dei diversi gabinetti per l’insegnamento, dell’orto botanico, del gabinetto di fisica sperimentale e di anatomia. L’attuale allestimento della struttura museale, invece, che occupa quella che fu la sede della Facoltà di Medicina, adiacente all’antico Teatro anatomico intitolato ad Antonio Scarpa, risale agli anni trenta. Il Museo fu infatti creato nel 1932 per accogliere il materiale esposto nella mostra di cimeli allestita a Palazzo Botta in occasione del primo centenario della morte di Scarpa, fondatore della Scuola Anatomica pavese. La mostra, organizzata da Antonio Pensa, Presidente del IV Convegno della Società Italiana di Anatomia e titolare della cattedra di Anatomia Umana Normale, ottenne un grande successo di pubblico e di studio da parte di storici delle scienze mediche e naturali. Gli oggetti esposti per l’occasione comprendevano gli scritti autografi, le opere a stampa, le preparazioni anatomiche dello stesso Scarpa e degli altri anatomici Rezia e Panizza, conservate nel Museo Anatomico. Il Gabinetto Anatomico, creato ed arricchito da Scarpa e dai suoi successori, fu sede dell’Istituto di Anatomia per circa un secolo, fino a quando quest’ultimo si trasferì a Palazzo Botta nel 1902 e i locali del gabinetto diventarono la sede dell’Istituto di Anatomia Patologica. Dopo l’esposizione del 1932, l’Istituto di Anatomia Patologica si trasferì nella nuova sede in via Forlanini e nei locali appena liberati nel palazzo universitario venne alloggiato il materiale anatomico, primo nucleo delle attuali collezioni museali. In quell’anno, inoltre, affluirono al nascente Museo numerosi oggetti storici che erano stati restituiti all’Università dopo l’Esposizione di Storia della Scienza a Firenze, tra i quali diversi strumenti del Gabinetto di fisica A.Volta, e le preparazioni riguardanti patologie vascolari e osteo-articolari conservate nell’ex Museo Porta, situato nei locali della Clinica Chirurgica del vecchio Ospedale S. Matteo fino al trasferimento di quest’ultima nella nuova sede al Policlinico. Il Museo attuale venne dunque inaugurato ufficialmente nel 1936 e fu ampliato nel corso degli anni grazie ad oggetti provenienti dagli istituti universitari, dai musei preesistenti , o donati da privati; va ricordata, tra le altre, la donazione fatta dagli eredi di Golgi di oggetti appartenutigli, di manoscritti, di appunti per le lezioni, di decorazioni accademiche italiane e straniere, del suo carteggio ordinato dal suo allievo Veratti e soprattutto dell’attestato originale del Premio Nobel assegnatogli nel 1906. Durante la guerra il Museo rimase chiuso ed il suo contenuto trasferito in un luogo sicuro, mentre nell’immediato dopoguerra, grazie al contributo del rettore Fraccaro, il Museo accrebbe le sue collezioni, con l’acquisto di cimeli, il ritrovamento di oggetti e documenti, e donazioni di grande valore. In seguito, come ai tempi del suo fondatore, venne ripristinata la comunicazione con il portico e il cortile che danno accesso all’Aula Scarpa , e al Museo fu annesso un ampio locale che avrebbe poi accolto gli strumenti di Fisica, acquistati o fatti costruire da Volta e dai suoi successori, Configliachi, Belli, Cantoni. Oltre a preparati anatomici, strumenti di fisica e chirurgici, documenti relativi alla storia dell’ateneo e cimeli, il Museo possiede molto materiale che, anche per esigenze di spazio, non può essere normalmente esposto al pubblico, ma viene presentato con un certo avvicendamento o su richiesta. Parecchi documenti e scritti autografi sono raccolti in cartelle ed elencati in maniera da essere facilmente rintracciabili, come, ad esempio, gli autografi di Volta, Foscolo, Monti, Spallanzani, Moscati, Golgi, Oehl, del cui trattato il Museo possiede tutto il manoscritto, ma del quale è esposta la sola prefazione. In cartelle sono conservati anche gli autografi di Valentino Brugnatelli, Romagnosi, Adelaide Cairoli e di molti altri personaggi. Dei numerosi volumi nei quali sono raccolte le storie cliniche ed i protocolli delle esperienze di Luigi Porta, sono esposti solo pochi esemplari, mentre gli altri sono custoditi in armadi contenenti anche altri libri di carattere storico e scientifico di notevole importanza.
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