MUSEO PER LA STORIA DELL'UNIVERSITA'

giovedì 27 settembre 2007

Gli Archivi del Museo

Archivi

Il Museo per la Storia dell’Università costituisce di per sé un archivio rappresentato
non solo da manoscritti, documenti e altro, ma anche, e per la maggior parte, da strumenti,
apparecchi, preparati anatomici a secco e in umido e cere anatomiche, preparati chirurgici,
tutti volti a rappresentare rispettivamente un principio fisico, una struttura anatomica di
particolare significato, una via di accesso chirurgico o l’espressione di una patologia d’organo
come difficilmente dimostrabile sul vivente.
Pur riguardando il materiale raccolto diverse discipline che si sono sviluppate nella
nostra Università, due sono le sezioni principali del Museo per la ricchezza del materiale
documentario: la sezione di Storia della Medicina e la sezione di Storia della Fisica.

Sezione di Storia della Medicina

Il materiale raccolto comprende documenti e preparati che spaziano in un arco di
tempo che va dal secondo decennio del XVII secolo, con i manoscritti di Gaspare Aselli
riguardanti la scoperta dei vasi chiliferi, fino ai primi decenni del XX secolo con documenti
e preparati degli allievi di Camillo Golgi. Materiale recente è pure presente ma non è ancora
stato ordinato.
Di particolare rilievo la raccolta di volumi manoscritti di Luigi Porta, patologo chirurgo
che svolse la sua attività a Pavia dal 1825 al 1875, in un arco di tempo che inizia prima
della dottrina cellulare di Schleiden e Schwann (1838/39) e termina dopo la formulazione
dei principi della patologia cellulare da parte di Rudolph Virchow (1858/60). In questi
volumi è annotata tutta l’attività clinica del Porta, ed i numerosi casi sono riportati con grande precisione, dai sintomi presentati dal paziente alla descrizione dei reperti anatomopatologici.
Della maggior parte di questi casi clinici il Museo possiede anche le relative
schede d’archivio ed i relativi pezzi anatomici, che racchiudono le basi strutturali delle relative
patologie d’organo e di apparato. Si tratta di un inestimabile patrimonio culturale specchio
di più di 50 anni posti a cavallo di acquisizioni straordinarie come quelle sopracitate,
sul quale da qualche tempo sono iniziati studi specifici da parte di storici della Medicina.
Anche la raccolta dei preparati istologici che Eusebio Oehl realizzò a partire dai primi
anni della seconda metà dell’800, rappresenta un archivio di grande valore in quanto fu
proprio Oehl con questi preparati che introdusse a Pavia la moderna Istologia come irrinunciabile
base per gli studi di Fisiologia: non si può studiare la funzione di un organo se
prima non se ne conoscono le basi strutturali, in quanto, come verrà riconosciuto anche da
altri negli anni successivi, la struttura è l’espressione plastica della funzione. Oehl fondò una
vera e propria Scuola, ed a questa Scuola crebbero, tra gli altri, Giulio Bizzozero, Camillo
Golgi ed Enrico Sertoli.

L’archivio Golgi

Nella Sezione di Storia della Medicina del Museo per la Storia dell’Università tuttavia
un vero e proprio archivio in senso stretto esiste, ed è l’Archivio Golgi. Si tratta di una
raccolta di materiale cartaceo di diversa provenienza, che è stato raccolto da Emilio Veratti,
patologo generale allievo diretto di Camillo Golgi. Dell’archivio Golgi, a testimonianza
della ricchezza del materiale e del suo enorme valore documentario sia sotto l’aspetto scientifico
che sotto quello storico in senso stretto, ritengo significativo riportare l’Indice:
1) Documenti personali - Carriera
2) Carte di famiglia
3) Onorificenze, inviti ed incarichi diversi
4) Conferimento del premio Nobel per la Medicina - Rapporti successivi con l’Istituto
Nobel
5) Onoranze e festeggiamenti
6) Manoscritti di pubblicazioni scientifiche
7) Lettere
1 - Lettere di Italiani classificate secondo l’iniziale del cognome e disposte in ordine
di data
2 - Lettere di stranieri classificate e disposte come sopra
3 - Lettere raggruppate secondo la provenienza
8) Appunti per le lezioni
9) Disegni originali - Microfotografie - Disegni riprodotti
10) Minute di discorsi
11) Corrispondenze per il Laboratorio con le Autorità accademiche
12) Questioni universitarie locali di Pavia
13) Rapporti dell’Università di Pavia con gli Istituti clinici e con l’Università di Milano
14) Rinnovamento delle cliniche e degli Istituti scientifici di Pavia
15) Questioni universitarie generali
16) Concorsi - Relazioni - Giudizi . Incarichi diversi
17) Congressi e riunioni scientifiche
18) Direzione del Reparto “Collegio Borromeo” dell’Ospedale Militare di Riserva di
Pavia, ed attività durante la guerra europea.
19) Malaria - Profilassi antimalarica - Rapporti con la risicoltura
20) Lotta contro la tubercolosi - Costruzione di un tubercolosario a Pavia
21) Pesca ed acquicoltura
22) Consigli Superiori di Sanità e della PI
23) R. Accademia dei Lincei - R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere
24) Consorzio Universitario lombardo per l’Università di Pavia
25) Questioni riguardanti il Collegio Ghislieri
26) Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde
27) Vertenze
28) Scritti vari di carattere scientifico - Minute
29) Uffici ed attività diverse
30) Dopo la morte

Sezione di Storia della Fisica

Il grande numero di strumenti ed apparecchi della sezione di Fisica del Museo storico
sono stati identificati, fotografati e catalogati per la maggior parte di recente, nell’allestimento
del “Museo Multimediale Interattivo” che è attualmente consultabile sul Web all’indirizzo:
http://ppp.unipv.it/museo.
Di numerosi strumenti sono state realizzate anche simulazioni di funzionamento, molte
delle quali interattive, per illustrare un principio fisico rilevante, oppure anche per mostrare
nei dettagli il funzionamento di meccanismi interni non visibili da parte dei visitatori. In
questo modo gli strumenti non solo sono catalogati nell’archivio elettronico e disponibili
staticamente, ma anche “vivono” funzionanti e per alcuni di essi è possibile ripetere gli
esperimenti per i quali sono stati concepiti.

domenica 23 settembre 2007

Visita per Pavia

L'Università

Già a partire dall'anno 825 Pavia fu sede di un'importante scuola di retorica istituita dall'imperatore Lotario I. Per tutto il periodo medievale la scuola fu in fiorente attività; nel secolo XI Pavia divenne sede anche di un'attestata scuola giuridica. È però solo grazie all'imperatore Carlo IV, nel 1361, che a Pavia venne fondato uno Studium Generale, al quale Papa Bonifacio IX riconobbe i medesimi diritti delle Università di Bologna e di Parigi. Con diploma imperiale datato 1485 lo Studium Generale venne poi trasformato in Università.
Il prestigio dell'ateneo crebbe nel secolo XV, ma la sua attività conobbe una brusca interruzione in seguito ai gravissimi danni ricevuti dalla città per l'assedio subito nel 1525. Durante la dominazione spagnola l'attività scientifica e didattica dell'Univerità risentì della situazione stagnante.
La rinascita dell'ateneo avvenne nella seconda metà del secolo XVIII grazie ai sovrani austriaci Maria Teresa e Giuseppe II. Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale l'Università di Pavia ha conosciuto un nuovo rilancio, dovuto in gran parte all'energia e all'iniziativa dell'allora rettore Plinio Fraccaro. Nel corso degli anni '60, alle Facoltà tradizionali si sono aggiunte quella di Economia e Commercio e di Ingegneria.

La città dell'Università

Pavia è una città della Lombardia, capoluogo di provincia, con 71.074 abitanti (censimento 2001). Si situa sulle rive del fiume Ticino, un poco a nord dalla confluenza nel Po, a 35 km a sud di Milano. La fondazione risale all'epoca romana con il nome di Ticinum.
Fu capitale del regno longobardo. Dal Medioevo è sede di una delle più antiche università italiane. La città era fortificata fino al 1872, quando i bastioni sono stati trasformati in viali e giardini pubblici; gran parte delle mura, però, sopravvisse fino al 1901, quando fu abbattuta per costruire i viali di circonvallazione.
Città dalle antiche origini, offre diversi spunti culturali e turistici. In particolare, sono da visitare, fra gli altri, il Museo situato nel Castello Visconteo, San Pietro in Ciel d'Oro, la Pinacoteca Malaspina, il Duomo, San Michele Maggiore, San Teodoro ed il famoso Ponte Coperto sul Ticino, oltre che il Palazzo Bottigella. A pochi chilometri dalla città è situata la Certosa di Pavia.
Pavia è il capoluogo di una fertile provincia dedicata soprattutto all'agricoltura (produzione di vino, riso e cereali). Poche sono le industrie; le principali attività della città sono l'Università e il Policlinico San Matteo.
Pavia è una delle tappe importanti sulla via Francigena, cammino di pellegrinaggio per Roma

Informazioni generali

Palazzo Universitario - Strada Nuova,
6527100 PAVIA
Telefono 0382 984709
Fax: 0382 29724
Direttore: Prof. Alberto Calligaro
Orari di apertura:
Lunedi: 14.00 - 17.00
Mercoledi: 9.00 - 12.00
Venerdi: 9.00 - 12.00

Sala Porta

Nella sala Porta preziosissimo è tutto il materiale che è raccolto in tre scansie a muro, verso il cortile. Si tratta di preparati eseguiti e studiati da Luigi Porta per l’opera Delle alterazioni patologiche delle arterie per la legatura e la torsione, nella quale è dimostrata e spiegata, specialmente con esperimenti su animali, la formazione dei circoli collaterali. Numerose sono le preparazioni mirabili per efficacia dimostrativa, soprattutto quelle ottenute associando tecniche di iniezione e di dissezione. Accanto a questo materiale sono conservati i protocolli autografi di queste ed altre esperienze, volumi e cartelle cliniche relative a casi clinici dei quali sono esposti i preparati anatomici più interessanti e rappresentativi. Sono raccolti anche nella stessa sala preparati di cisti ovariche e di altre patologie, oggi non più ottenibili, a dimostrazione, per molte di esse, di come una patologia d’organo in stadi molto avanzati possa modificarne profondamente la forma, la struttura e i rapporti anatomici. Tra numerosi altri preparati ed apparecchi si possono citare, ad esempio, le batterie elettriche per la dieresi termogalvanica della prostata, per la cura dell’iscuria prostatica, ideati da Enrico Bottini, nel 1896. Sono inoltre presenti i preparati dei vasi, la loro legatura, 800 schede di patologie risalenti al 1830 circa, che possono essere studiati anche oggi Il Museo possiede parecchi volumi di protocolli di esperienze e di storie cliniche, circa una trentina, e quelli che aveva raccolti e fatti rilegare dal Porta in particolare, sono tutti al completo. Al pubblico, in vetrina, invece, è esposto solo qualche esemplare. Rimarchevole è la “cassetta del farmacista”, che contiene boccette di olio, aceto, vitriolo, laudano, camomilla, nicotina, unguenti emollienti e altri composti; nelle bacheche centrali troviamo scritti, documenti, lettere riguardanti Ugo Foscolo, Vincenzo Monti e Gigli Berzolari del quale è conservata una pagella. Una di queste vetrine è specificamente dedicata a Taramelli, geologo, e contiene alcuni riconoscimenti, delle foto di escursioni e alcune medaglie. Nella sala si trova anche il decreto di Napoleone del 23 giugno 1800 nel quale vengono date istruzioni per la riorganizzazione dell’Ateneo pavese nelle tre facoltà di Filosofia, Medicina e Giurisprudenza.

Sala Golgi

La sala Golgi accoglie gran parte del materiale riguardante Camillo Golgi: preparati microscopici, documenti, strumenti, decorazioni insignite ed il premio Nobel con le firme autografe dei giudici dell’Istituto Carolino di Stoccolma, datato 25 ottobre 1906. Tra i preparati, allestiti e studiati da Camillo Golgi, alcuni sono caratteristici per la montatura originale ideata per le esigenze del suo metodo per lo studio del tessuto nervoso, chiamato “della reazione nera” o “cromoargentica”. Nella vetrina contenente l’effigie di bronzo di Golgi sono conservati anche due dei primi microscopi da lui stesso usati, ed il primo microtomo che gli servì per ridurre in sezioni accessibili all’esame microscopico le diverse parti del sistema nervoso trattate col suo metodo. Accanto ai volumi della sua Opera Omnia, rivestono particolare interesse gli scritti autografi e i disegni originali da preparati microscopici riguardanti la struttura della cellula, del sistema nervoso, del rene, gli studi sulla malaria nonché alcuni fogli manoscritti utilizzati nelle sue lezioni di patologia generale. Nella stessa sala si trovano altri documenti e manoscritti: quelli di Adelchi Negri riguardanti le scoperte sulla rabbia, quelli di Carlo Forlanini con i primi strumenti in vetro costruiti per l’applicazione del pneumotorace terapeutico, rappresentano le prime prove che condussero alla costruzione del più semplice e pratico apparecchio che da quegli anni venne poi utilizzato in terapia. Sono esposti anche altri cimeli di Forlanini: la targa di bronzo della sua effigie, un ritratto giovanile, qualche scritto autografo e la fotografia di una giovane donna che fu fra i primi infermi ai quali venne applicato il pneumotorace terapeutico. Dalla fotografia risultano i rilievi semeiotici tracciati sul torace di questa donna e, accanto ad essi, alcuni appunti di Forlanini sulle condizioni fisiche dell’ammalata. Di Edoardo Porro, oltre ad un’effigie scolpita in bronzo, è esposto lo strumento chirurgico da lui usato nel primo intervento di amputazione utero-ovarica, compiuto a Pavia nel 1876, ed accanto ad esso è conservato il pezzo asportato, in soluzione di formaldeide. Di G.B. Amici è conservato uno dei primi microscopi composti acromatici realizzato intorno al 1826, con un suo manoscritto autografo nel quale dà le norme per l’uso dello strumento che, con la drastica riduzione dell’aberrazione cromatica delle lenti, si è rivelato fondamentale nella storia della microscopia e un piccolissimo microscopio tascabile di sua costruzione. Interessanti sono le riproduzioni dei plastici in cera eseguiti da Amici per la dimostrazione della sua scoperta sulla fecondazione delle piante, altri plastici della struttura e riproduzione del tartufo e di una crittogama parassita delle rose. Di Eusebio Oehl oltre alla raccolta di preparati microscopici, sono anche esposte le cannule da lui fatte costruire ed usate per l’esame della digestione gastrica mediante fistola sperimentale e le cannule destinate all’intubazione dei condotti escretori delle ghiandole salivari per la raccolta dei vari tipi di saliva. Fra gli scritti autografi di Oehl vi sono i protocolli di alcune esperienze, gli appunti delle lezioni e qualche pagina del manoscritto del suo Trattato di Fisiologia, posseduto per intero dal Museo. In una piccola bacheca è invece raccolto il medagliere con medaglie commemorative o coniate in onore di famosi personaggi dell’Ateneo pavese. Nella sala sono anche presenti alcune lastre a raggi X risalenti al 1896, una fotografia riprodotta usando i raggi X di Röntgen -Bilder

Il Gabinetto di Fisica dell’Università

Il Gabinetto di Fisica dell’Università, recentemente restaurato e aperto al pubblico, ospita gli strumenti raccolti dai successori di Alessandro Volta nella cattedra di Fisica dell’ateneo pavese. Si tratta di una collezione estremamente ricca (circa 600 strumenti, alcuni dei quali pezzi unici al mondo), a dimostrazione di come le attività di ricerca e di didattica in fisica sperimentale rimasero intense anche dopo la morte del fisico comasco. In particolare, Giuseppe Belli, che diresse il Gabinetto intorno alla metà del XIX secolo, arricchì notevolmente la collezione, anche con diversi apparecchi di sua invenzione. Tra questi, possiamo oggi ammirare il generatore elettrostatico ad induzione (che lui chiamò "ad attuazione"), un motore magneto-elettrico, un elettrometro di Bohnenberger da lui modificato e il suo famoso duplicatore, ancora citato nella penultima edizione dell’Enciclopedia Britannica: nato come dispositivo in grado di moltiplicare debolissime cariche elettriche, venne usato poi come un vero e proprio generatore elettrostatico. La dimensione della collezione già all’epoca del Belli era notevole e venne ulteriormente ampliata dal suo successore, Giovanni Cantoni e dagli altri scienziati che a lui seguirono. Oggi, nella sala del Gabinetto, possiamo ammirare una grande quantità di strumenti, quasi tutti risalenti al XIX secolo. Essi sono divisi in sezioni: elettrologia (la più consistente), ottica, pneumatica, termologia, meccanica, geodesia. Possiamo qui ricordare, oltre ai già citati strumenti del Belli, varie macchine elettrostatiche (per esempio, macchine di Bertsch, di Holtz, di Voos), strumenti per la misurazione dell’intensità e degli effetti delle correnti (un’amperometro di Thomson, un apparecchio per mostrare l’interazione tra le correnti elettriche, un apparecchio di Foucault per segnalare la presenza di correnti parassite, galvanometri di vari generi), vari strumenti di elettrologia (bobine, reostati, resistenze, condensatori, elettromegneti, elettrometri, tubi per lo studio della conducibilità dei gas) e di ottica (un apparecchio di Silbermann per verificare le leggi di rifrazione e di riflessione, apparecchi per mostrare gli anelli di Newton, cannocchiali, microscopi, polariscopi, spettroscopi, fotometri), una macchina di Atwood, pile termoelettriche e calorimetri, una caldaia di Regnault, igrometri, radiometri e vari strumenti di geodesia (teodoliti, livelle, sestanti). Troviamo infine un’apparecchio per lo studio e la cura delle patologie polmonari di Carlo Forlanini, medico pavese vissuto nella seconda metà del XIX secolo.

Il Gabinetto di Alessandro Volta


Inaugurato in occasione delle celebrazioni per il bicentenario dell’invenzione della pila (1999), il Gabinetto ospita una ricca collezione di strumenti appartenenti all’originario Gabinetto di Fisica di Alessandro Volta, il quale insegnò Fisica Sperimentale a Pavia a partire dal 1778. Su un lato della sala, due tavoli da lavoro appartenenti allo stesso Volta ospitano alcuni esemplari dei numerosi strumenti che egli utilizzò per investigare le proprietà della carica elettrica e dei corpi elettrizzati: elettrofori, elettroscopi a pagliuzze ed elettroscopi condensatori, elettrometri, scaricatori, quadri di Franklin e conduttori di varie forme. Troviamo inoltre alcune copie della pila di Volta (le originali sono andate distrutte in un incendio a Como nel 1899), varie bottiglie di Leida (singole o in batteria), una macchina elettrostatica di Nairne, degli eudiometri, delle pistole di Volta e un apparecchio per lo studio della dilatazione dei gas (Volta determinò la legge di dilatazione isobara dieci anni prima di Gay-Lussac). Al centro della sala, due vetrine contengono strumenti di meccanica e di pneumatica appartenenti al liceo "Ugo Foscolo" di Pavia: apparecchi per lo studio del moto su di un piano inclinato e per lo studio degli urti elastici, pulegge, pompe, una fontana intermittente e un apparecchio per valutare la resistenza dell’aria. Si tratta di strumenti acquistati o fatti costruire da Volta e che furono trasferiti al Liceo quando, intorno alla metà del XIX secolo, una riforma degli ordinamenti scolastici assegnò al Liceo l’insegnamento della Meccanica. Completano la collezione del Gabinetto alcuni armadi contenenti strumenti di elettrologia (bottiglie di Lane e di Leida, calamite, magneti, pile a secco), meccanica e termologia (una bilancia idrostatica di precisione, calorimetri di Laplace e di Lavoisier, termometri e barometri, un tubo di Newton), ottica (specchi, lenti, prismi, microscopi, un telescopio) e due campioni rispettivamente del metro e del kilogrammo.

Sezione di Medicina


La sezione di medicina si articola in tre sale intitolate a grandi maestri della Medicina: l’anatomico Antonio Scarpa, il patologo chirurgo Luigi Porta, l’istologo e patologo Camillo Golgi. Esse facevano parte del Gabinetto di Anatomia, dove si trovava il Museo anatomico, che era stato iniziato da Rezia e continuato da Scarpa, Panizza e quindi da Zoja che ne lasciò la descrizione in un’opera a stampa. E’ attualmente in allestimento una quarta sala destinata ad accogliere le acquisizioni più recenti, tra le quali la sezione di ematologia, intitolata ad Adolfo Ferrata e il primo laboratorio di microscopia elettronica, istochimica e genetica. La sezione comprende strumenti, cimeli e preparati anatomici relativi soprattutto alla seconda metà del 1700, al 1800 ed al nostro secolo ed esposti nelle scansie fatte costruire dallo stesso Scarpa nel XVIII secolo in stile veneziano, in verde chiaro, con decorazioni scure, fregi e figure allegoriche di notevole pregio artistico. Il materiale anatomico, che costituisce la parte preponderante delle collezioni, è costituito da preparati in parte a secco ed in parte conservati in alcool o in soluzione di formaldeide riguardanti diversi settori e realizzati allo scopo di illustrare particolari interventi chirurgici o la risposta a situazioni sperimentali, oppure per dimostrare distretti anatomici di peculiare interesse.

MUSEO PER LA STORIA DELL'UNIVERSITA'

CENNI STORICI

L’idea di un Museo universitario a carattere storico-medico nasce con le riforme teresiano-giuseppine. Nella seconda metà del Settecento il clima riformistico dell’Illuminismo coinvolge anche l’università di Pavia, sino allora appendice quasi dimenticata dell’impero. L’Imperatrice Maria Teresa d’Austria e il suo erede Giuseppe II, monarchi illuminati, si occuperanno della rinascita e del rifiorire dell’antica Università promuovendo riforme di carattere didattico, scientifico, nonché un rinnovamento edilizio. Dopo diversi tentativi, verranno approvati dal Magistrato Generale degli Studi il Piano Didattico del 1771 e il Piano Scientifico del 1773 che intendevano disciplinare l’accesso degli studenti alle facoltà, la chiamata dei professori, i migliori, per fama e valore scientifico, e erano volti ad eliminare gli insegnamenti superflui a favore di una didattica moderna, d’impronta sperimentale. Sorsero, a questo scopo, le nuove strutture della biblioteca, del teatro anatomico, del Museo di storia naturale, del laboratorio di chimica e dei diversi gabinetti per l’insegnamento, dell’orto botanico, del gabinetto di fisica sperimentale e di anatomia. L’attuale allestimento della struttura museale, invece, che occupa quella che fu la sede della Facoltà di Medicina, adiacente all’antico Teatro anatomico intitolato ad Antonio Scarpa, risale agli anni trenta. Il Museo fu infatti creato nel 1932 per accogliere il materiale esposto nella mostra di cimeli allestita a Palazzo Botta in occasione del primo centenario della morte di Scarpa, fondatore della Scuola Anatomica pavese. La mostra, organizzata da Antonio Pensa, Presidente del IV Convegno della Società Italiana di Anatomia e titolare della cattedra di Anatomia Umana Normale, ottenne un grande successo di pubblico e di studio da parte di storici delle scienze mediche e naturali. Gli oggetti esposti per l’occasione comprendevano gli scritti autografi, le opere a stampa, le preparazioni anatomiche dello stesso Scarpa e degli altri anatomici Rezia e Panizza, conservate nel Museo Anatomico. Il Gabinetto Anatomico, creato ed arricchito da Scarpa e dai suoi successori, fu sede dell’Istituto di Anatomia per circa un secolo, fino a quando quest’ultimo si trasferì a Palazzo Botta nel 1902 e i locali del gabinetto diventarono la sede dell’Istituto di Anatomia Patologica. Dopo l’esposizione del 1932, l’Istituto di Anatomia Patologica si trasferì nella nuova sede in via Forlanini e nei locali appena liberati nel palazzo universitario venne alloggiato il materiale anatomico, primo nucleo delle attuali collezioni museali. In quell’anno, inoltre, affluirono al nascente Museo numerosi oggetti storici che erano stati restituiti all’Università dopo l’Esposizione di Storia della Scienza a Firenze, tra i quali diversi strumenti del Gabinetto di fisica A.Volta, e le preparazioni riguardanti patologie vascolari e osteo-articolari conservate nell’ex Museo Porta, situato nei locali della Clinica Chirurgica del vecchio Ospedale S. Matteo fino al trasferimento di quest’ultima nella nuova sede al Policlinico. Il Museo attuale venne dunque inaugurato ufficialmente nel 1936 e fu ampliato nel corso degli anni grazie ad oggetti provenienti dagli istituti universitari, dai musei preesistenti , o donati da privati; va ricordata, tra le altre, la donazione fatta dagli eredi di Golgi di oggetti appartenutigli, di manoscritti, di appunti per le lezioni, di decorazioni accademiche italiane e straniere, del suo carteggio ordinato dal suo allievo Veratti e soprattutto dell’attestato originale del Premio Nobel assegnatogli nel 1906. Durante la guerra il Museo rimase chiuso ed il suo contenuto trasferito in un luogo sicuro, mentre nell’immediato dopoguerra, grazie al contributo del rettore Fraccaro, il Museo accrebbe le sue collezioni, con l’acquisto di cimeli, il ritrovamento di oggetti e documenti, e donazioni di grande valore. In seguito, come ai tempi del suo fondatore, venne ripristinata la comunicazione con il portico e il cortile che danno accesso all’Aula Scarpa , e al Museo fu annesso un ampio locale che avrebbe poi accolto gli strumenti di Fisica, acquistati o fatti costruire da Volta e dai suoi successori, Configliachi, Belli, Cantoni. Oltre a preparati anatomici, strumenti di fisica e chirurgici, documenti relativi alla storia dell’ateneo e cimeli, il Museo possiede molto materiale che, anche per esigenze di spazio, non può essere normalmente esposto al pubblico, ma viene presentato con un certo avvicendamento o su richiesta. Parecchi documenti e scritti autografi sono raccolti in cartelle ed elencati in maniera da essere facilmente rintracciabili, come, ad esempio, gli autografi di Volta, Foscolo, Monti, Spallanzani, Moscati, Golgi, Oehl, del cui trattato il Museo possiede tutto il manoscritto, ma del quale è esposta la sola prefazione. In cartelle sono conservati anche gli autografi di Valentino Brugnatelli, Romagnosi, Adelaide Cairoli e di molti altri personaggi. Dei numerosi volumi nei quali sono raccolte le storie cliniche ed i protocolli delle esperienze di Luigi Porta, sono esposti solo pochi esemplari, mentre gli altri sono custoditi in armadi contenenti anche altri libri di carattere storico e scientifico di notevole importanza.